sabato 26 gennaio 2013

I buoni fruttiferi postali indicizzati all'inflazione

Sapete che solitamente mi piace dilungarmi abbastanza nei miei articoli su un particolare strumento.
In questo post voglio parlarvi dei buoni fruttiferi postali. Tuttavia, a differenza di molti altri argomenti, si possono trovare in internet ottime guide già fatte.

Per stavolta quindi mi limiterò a lasciarvi qualche link e a poche righe di commento.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo con ordine.

I Buoni Fruttiferi Postali Indicizzati all'Inflazione.

La prima domanda che viene in mente al profano è: di che cosa si tratta? Che caratteristiche hanno? Non sono una ciofeca come le cose che solitamente vendono alle Poste? (ok, forse la terza non vi è venuta subito, ma se ci pensate bene vi verrà :P)

La mia risposta è che questi buoni sono strumenti semplici, poco costosi e facili da gestire.
Si tratta di strumenti che permettono di coprire con certezza l'inflazione italiana (fino a livelli altissimi, per alcune emissioni persino infiniti) e che non creano problemi di reinvestimento, in quanto capitalizzano gli interessi (sono zero-coupon)  

Tuttavia, in un post di PinkPanther su investireoggi, ormai di qualche anno fa, ma ancora attuale questa risposta viene articolata molto più in profondità.

http://www.investireoggi.it/forum/buoni-fruttiferi-postali-indicizzati-allinflazione-italiana-vt37793.html#post743005

In particolare,in questo post troviamo scritto:
I BFPi durano 10 anni e hanno tra i loro pregi i seguenti punti:
1) un rendimento REALE crescente nel tempo.
2) azzeramento rischio tassi: il titolo non è scambiato in borsa, quota sempre "alla pari" e lo si può disinvestire quando si vuole, addirittura incassando interessi REALI dopo i primi 18mesi.
3) protezione del capitale dall'inflazione (a partire dal 18° mese di giacenza viene corrisposto un interesse REALE, ossia sempre superiore all'inflazione).
4) garanzia dello Stato Italiano (Cassa Depositi e Prestiti).
5) custodia titoli postale totalmente gratuita (se contiene solo buoni fruttiferi), ivi incluso l'invio dell'estratto conto annuale.
6) sottoscrivibili in tutta Italia in un qualsiasi ufficio postale, a tagli multipli di 250 EUR (quindi adatti anche a chi può o vuole investire solo piccole cifre).
7) non creano il problema di come re-investire le cedole in quanto sono zero-coupon (o "total return", come a me piace dire per analogia con alcuni indici azionari).
8) sono esentasse in caso di successione ereditaria.

E' ancora tutto vero, ma vi segnalo un aspetto non menzionato, nella guida, in quanto un po' datata. Dopo l'ultima finanziaria i buoni fruttiferi postali sono soggetti al bollo. Il bollo si applica sul valore nominale del buono ed è pari allo 0,15% dal 2013. Buoni per un controvalore inferiore a 5 mila euro non vedono l'applicazione del bollo.

Un altro post fondamentale dello stesso autore sono le FAQ sullo strumento.
39 risposte alle domande più comuni che vi aiuteranno a togliervi qualsiasi dubbio in merito.

Si va dalle risposte sulle caratteristiche dello strumento (modalità di calcolo degli interessi, tagli minimi, eccetera) a consigli di gestione del vostro investimento (timing per non perdere giorni di valuta, opportunità di "cambi" tra serie differenti)... Davvero un ottimo lavoro.

Per chi non avesse dimestichezza con lo strumento, ogni mese viene rilasciata dalla Cassa Depositi e Prestiti una nuova "serie" di buoni postali. Di conseguenza ogni tipologia di buono viene identificata attraverso una lettera (J, per quelli indicizzati all'inflazione) e da un numero. Tra le serie i tassi reali offerti variano secondo le previsioni e le necessità della Cassa.
Per questo a volte può convenire fare un cambio in corsa e passare da serie meno remunerative a serie più remunerative.

Anche in questo caso vi viene in aiuto il lavoro di PinkPanther, che ha predisposto un foglio di calcolo per il confronto.

Sempre nell'ambito dei fogli di calcolo utili, trovate un foglio che viene pubblicato mensilmente sul sito di Beppe Scienza (autore del libro "Il risparmio tradito" e noto matematico) con il calcolo dell'inflazione di pareggio tra buoni ordinari e indicizzati. (a cura di Bruno Monastero)

Di cosa si tratta? Si tratta dell'inflazione al di sotto della quale conviene il buono ordinario e al di sopra della quale conviene il buono indicizzato all'inflazione. Anche questo è un "metro" per valutare la convenienza relativa dei due tipi di buoni.

Per la serie del mese di Gennaio 2013, l'inflazione di break-even è pari allo 0,8% circa. Inflazione che non si è mai vista... è facile concludere quindi come sia più convienente l'opzione degli indicizzati, anche per chi non avesse interesse a proteggersi dall'inflazione, ma solamente a ottenere rendimenti decenti.

Sempre nello stesso file ci viene mostrata l'inflazione oltre alla quale i buoni smettono di salvaguardare il potere d'acquisto. Nel caso della serie più recente i buoni indicizzati all'inflazione non salvaguardano il potere d'acquisto oltre il 24%. E speriamo di non vedere mai una simile inflazione.

Infine, su questo blog pubblicherò dei confronti tra i rendimenti reali dei bfpi e dei btp per vari orizzonti temporali. Cliccando sul link potrete trovare quello più recente.

Conclusioni.

Pro
  • Zero costi
  • Taglio minimo ridotto
  • Copertura elevata dall'inflazione
  • nessun reinvestimento delle cedole necessario (vi ricordate che la necessità di reinvestimento delle cedole può diminuire la protezione dall'inflazione? ripassate il post sulle obbligazioni variabili indicizzate all'inflazione in caso contrario)
  • Nessun rischio di fluttuazione di prezzo e quindi possibilità di disinvestire in qualsiasi momento senza perdite.
  • Protezione dall'inflazione italiana e non europea (copertura più specifica rispetto ai bti-€i e analoga a quella dei BTP Italia)
 Contro
  • Rendimenti solitamente inferiori ai BTP-i



10 commenti:

  1. Complimenti per il post. Una sola osservazione sul calcolo del bollo. La frase: ***...il controvalore va conteggiato per singolo intestatario, sommando eventuali rapporti "doppi", come un libretto e un conto corrente postale*** non è corretta. Nel calcolo del bollo buoni e libretti, anche aventi medesima intestazione, NON si sommano (http://portalecdp.cassaddpp.it/cdp/Risparmiatori/FAQ/Impostadibollo/index.htm).
    A maggior ragione NON si sommano i conti correnti postali, i quali hanno emittente diverso (poste e non cdp).

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    1. Ciao e grazie per la segnalazione. Appena rientrerò dalle ferie correggerò il post originale!

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  2. vorrei fare una domanda..
    in data 30/01/2012 ho sottoscritto dei buoni fruttiferi indicizzati all'inflazione con scadenza 30/01/2022- serie j20 gennaio

    tasso fisso annuo lordo

    1 zero
    2 1,10
    3 1,20
    4 1,40

    e cosi via..

    inflazione dal 2% al 3%
    tasso annuo di rendimento LORDO 4,64 /NETTO 4,15
    La domanda è questa: il tasso annuo di rendimento è sempre 4,64 lordo per tutti i dieci anni? oppure cambia mese per mese?
    la ringrazio

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    1. Salve,
      i buoni fruttiferi postali hanno un rendimento che è determinato sulla base di due componenti. Una componente, fissa, è corrisposta in qualsiasi caso (ed è quella della tabella A del prospetto informativo)

      La seconda componente del rendimento è collegata all'inflazione e dipende dalla variazione dell'Indice FOI (indice base e modalità di calcolo sono spiegate a pagina 3 del prospetto informativo).

      L'indice FOI è pubblicato sul sito Istat mensilmente.
      Nello specifico della serie J20 il Foi base è quello di 3 mesi antecedente la data di sottoscrizione. Si tratta del FOI di Ottobre 2011, pari a 103,6.

      A ogni bimestre a partire da Gennaio il rendimento della componente variabile è dato dal rapporto tra il nuovo indice FOI e quello base. L'ultimo bimestre capitalizzato per questo buono è stato quello di Luglio 2013. In questo caso si prende a riferimento l'indice FOI dei 3 mesi precedenti (Aprile 2013), pari a 106,9.

      Il coefficiente di indicizzazione è quindi 106,9/106,3=1,03185 che va moltiplicato per il coefficiente fisso della tabella B del prospetto linkato sopra e riferito al bimestre preso in esame (anno 2 mese 6) pari a 1,02978236.

      Ipotizzando 10k euro nominali, quindi, il valore di rimborso è oggi di 10.000*1,02978236*1,03185=10625,81 euro, al lordo del 12,50% di tasse.

      Ad oggi, quindi, il rendimento non è intorno al 4% netto riportato nella tabella C del prospetto informativo, perchè quel risultato prevederebbe 10 anni di inflazione al 3% costante e sarebbe corretto solo a scadenza (come specificato nell'intestazione della tabella).

      Ad oggi il rendimento è stato inferiore al 3% netto annuo e per due motivi: il primo è una inflazione inferiore alla media degli ultimi anni. Il secondo fattore che la distanzia dal rendimento da lei menzionato è la struttura crescente della componente fissa del rendimento del buono. Questi primi anni hanno una "dote" fissa che è la metà del nono e decimo anno.

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  3. Sull'impatto dell'imposta di bollo nell'investire in bfpi.

    La caratteristica essenziale di un buono postale è di essere "rimborsabile sempre a 100 più interessi maturati". L'introduzione dell'imposta di bollo ha rischiato di metterla in discussione. Investire in una serie di dicembre 2012 e disinvestire nel febbraio 2014 avrebbe comportato il pagamento di due bolli che avrebbero decurtato il valore nominale dei buoni. Non molti sanno che la cdp ha introdotto una sorta di clausola di salvaguardia del valore nominale (in ogni foglio informativo, all'articolo 9http://portalecdp.cassaddpp.it/content/groups/public/documents/ace_documenti/012392.pdf ).
    Il valore del buono non può mai scendere sotto 100.
    Ciò comporta delle conseguenze anche nel cambio di serie. Se si cambia una serie infruttifera si procederà come al solito per via della clausola di salvaguardia. Se si parte da una serie fruttifera bisogna distinguere due casi. Se non si incontra un 31/12 ( da febbraio 2013 a novembre 2013)il bollo non si paga e si procederà ancora come al solito. Se viceversa si incontra un 31/12 (da dicembre 2012 a gennaio 2013) il bollo si paga e ne va tenuto conto nel calcolo dell'eventuale convenienza del cambio.

    L'imposta di bollo penalizza fortemente gli investimenti di piccole cifre superiori alla soglia d'esenzione (5000 euro valore di rimborso) E' consigliabile investire 4750 euro (5000 euro ?) in bfpi e il rimanente della piccola cifra nello smart (soglia esenzione 5000 euro giacenza media annua) e/o in conto deposito.
    Questo fino ad avvicinarsi il più possibile a 22800 euro d'investimento totale (da quella cifra in poi l'impatto del bollo è lo stesso per tutti).
    Poichè la soglia d'esenzione è calcolata sul valore di rimborso i 4750 euro di bfpi vanno monitorati nell'ultimo bimestre dell'anno tramite, per esempio, il calcolatore di cdp http://portalecdp.cassaddpp.it/cdp/Risparmiatori/Calcolorendimentibuonipostali/index.htm e quando il valore di rimborso sarà superiore ai 5000 euro si disinvestiranno 250 euro ( o quello che serve) per non pagare il bollo.
    Il rimborso di 250 euro andrà effettuata il giorno di compimento dell'ultimo bimestre dell'anno per ottimizzare l'operazione. Il calcolatore della cdp va usato con un minimo d'attenzione. Si clicchi su visualizza lo sviluppo e si guardi al montante con accanto le monete dorate (vuol dire che si sta tenendo conto dell'inflazione, al contrario di quando le monete sono grige che danno solo il rendimento minimo garantito).

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    1. Per chi usa il foglio di calcolo di Pink Panther.
      C'è un errore nel calcolo del bollo quando si considera un valore nominale inferiore ai 5000 euro che poi, con gli interessi, supera la soglia d'esenzione. In questo caso, secondo il foglio di Pink Panther, non si paga mai il bollo. Nella realtà il bollo si andrà a pagare per tutti gli anni in cui al 31/12 il valore di rimborso supererà i 5000 euro.

      Un paio di cose che probabilmente si sono già capite ma preferisco specificare.
      Il calcolatore della cdp può tener conto dell'inflazione solo quando questa è nota. Da qui il colore delle monete accanto al montante.
      Dopo aver diversificato tra bfpi, smart e conto deposito o altro per evitare l'impatto eccessivo del bollo sulle piccole cifre e dopo che si è arrivati a 22800 euro (o vicino) si può benissimo confluire sui bfpi.

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    2. Nuove modalità emissione cdp

      A partire da Dicembre 2012 la cdp ha cambiato i tempi di emissione delle serie. Invece di avere serie emesse il primo del mese e che restavano sottoscrivibili fino all'ultimo
      del mese stesso (un mese, una serie), abbiamo una variabilità di tempi di durata (20,30,40,60 giorni).
      Di solito la serie è partita il 10 del mese, a volte il 20, a volte il primo. Ciò rende di difficile attuazione
      la tempistica dello switch standard spiegato nelle faq di Pink Panther.

      Allungamento scadenza con cambio serie

      La valutazione del cambio di serie va fatto non solo in base a criteri di pura convenienza remunerativa
      ma anche guardando all'allungamento della scadenza. A volte non c'è una chiara convenienza in soldi nel cambio
      ma si ottiene il risultato di allungare di anni la scadenza finale.

      Disinvestimento progressivo al posto delle cedole

      Capita di sentire dire che i bfpi sono investimenti interessanti ma non danno cedole. Chi avesse bisogno delle cedole può usare la tecnica del disinvestimento progressivo a partire dal diciottesimo mese.
      Se la serie è a tassi fissi costanti non si paga, sostanzialmente, in termini di rendimento. Se la serie
      è a tassi fissi crescenti, con la tecnica del disinvestimento progressivo si avrà un rendimento inferiore.

      Gestione liquidità e spese straordinarie con rendimento reale positivo

      Passati i soliti 18 mesi, si può gestire la liquidità tramite i bfpi. Lo stesso accade per le spese straordinarie.
      Se si sono scelte buone serie di bfpi, o vi si è arrivati dopo uno switch, si potrà fare il tutto a rendimento reale
      positivo. Vi si potrà affiancare un conto corrente online gratuito (o il click per gestire direttamente anche i buoni online o un altro con i buoni gestiti dallo smart).

      Range di rendimento reale noto prima della sottoscrizione

      Ogni serie di bfpi ha un range di rendimento reale netto noto A PRIORI al variare dell'inflazione (maggiore
      o uguale a zero).
      La serie migliore, la J19, avrà un minimo di rendimento reale netto dello 0,91% anche nel caso teorico d'inflazione infinita e un rendimento reale netto massimo del 2,01% nela caso d'inflazione nulla.Il bollo non è considerato.
      Mi pare un aspetto interessante per chi cerca di costruirsi un portafoglio con l'obbiettivo d'avere un dato rendimento
      reale netto positivo. Ci sono i fogli di calcoli, non serve fare conti.

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    3. Complimenti. Tutto interessantissimo!!
      Avevo una domanda banale ma visto che si parla dell' incidenza del costo del bollo volevo chiedere quale può essere lo strumento più economico per sottoscrivere i bfpi. Anche la tenuta di un conto corrente ha dei costi e penso ne dovrei aprire uno con le poste oltre a quello che già possiedo.
      Grazie per la risposta

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    4. Dipende anche dalla giacenza che pensi di lasciare sul conto.

      Se dovessi usare il conto solo come "appoggio" verso i buoni postali potresti aprilo senza pagare bolli, purché la giacenza rimanga sempre sotto i 5k.

      D'altronde non si scappa, per sottoscrivere i buoni postali serve un conto o un libretto postale ed entrambi sono soggetti a bollo.

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