Battiamo il ferro finchè è caldo.
Nel post del 28 di maggio ho fatto riferimento al binomio rischio e rendimento. Ma se capire cos'è il rendimento è abbastanza intuitivo per tutti noi, capire esattamente cos'è il rischio non è altrettanto semplice e immediato.
Nella foto che vediamo è abbastanza semplice capire quale sia il rischio per il bambino. Se l'onda supera gli scogli il bambino si bagna. Se l'onda dovesse essere molto alta il bambino rischierebbe di essere travolto e cadere a terra.
Nel mondo dei mercati finanziari i rischi sono molti di più e molto più subdoli.
Il rischio con cui molti Italiani hanno ormai familiarità è quello di credito, ovvero la possibilità che l'obbligazione che deteniamo non venga onorata dalla controparte.
Il caso Parmalat, il caso Lehman, il caso Argentina e anche l'evoluzione dello spread Btp-Bund ci mostrano cosa succede quando il rischio di credito sale (vedi aumento dello spread) e quando il rischio di credito si concretizza.
Bisogna quindi ricordarsi sempre che non è sempre oro quel che luccica. Chiediamoci sempre se dietro a un rendimento più alto di un bond non ci sia qualche "sorpresa" in agguato.
Un altro aspetto del rischio legato agli strumenti finanziari è il rischio di prezzo, ovvero che qualcosa da noi acquistato subisca una variazione di valore. Tale rischio è solitamente misurato dalla volatilità. Più uno strumento finanziario è volatile e più sarà rischioso per noi detenerlo qualora un imprevisto ci forzi a smobilizzarlo prima del previsto. Teoricamente se avete pianificato bene la vostra gestione del portafoglio ciò non dovrebbe accadere, ma sappiamo che la vita a volte gioca brutti scherzi. La volatilità di uno strumento finanziario ci dice quanto sono ampie le variazioni che quello strumento può avere dalla media dei suoi rendimenti.
Una delle classi di strumenti finanziari (asset class) più volatile è quella delle materie prime (commodities) che spesso nello spazio di pochi mesi può fare balzi (in entrambe le direzioni) notevoli, seguita a poche incollature dalle azioni.
Ma anche i bond possono essere molto volatili: più un'obbligazione è lunga (e in finanza la lunghezza non si misura con la sua scadenza, ma con la sua duration) e più sarà soggetta a variazioni di prezzo, e quindi più sarà volatile.
Come si può vedere dall'andamento delle performance del fondo relativo ai bond governativi tra i 15 e i 30 anni di iShares se la durata del bond è elevata (e al momento in cui scrivo è di circa 14 anni) i movimenti possono essere anche violenti e repentini: osserviamo il grafico estrapolato.
E' vero che l'indice (linea blu) dal 2006 ha reso circa il 30% complessivo, ma se facciamo più attenzione noteremo alcuni momenti rilevanti. A metà tra i primi due periodi del grafico (direi a maggio 2007, ad occhio) l'indice era diminuito del 10%. Una simile diminuzione si può evidenziare anche tra i picchi e i minimi tra i due periodi del 7 maggio 2010 e del 7 marzo 2011. Quello che sembra un investimento sicuro sulla carta (titoli di stato principalmente tedeschi, francesi e italiani) ha in realtà movimenti piuttosto "ballerini". Vedremo più avanti il motivo, ma quello che in questa fase è importante capire è che qualsiasi investimento può essere rischioso. E' bene quindi sapere quali sono i rischi che ci attendono e capire se e in quale misura siamo disposti ad affrontarli.
In realtà la misura del rischio prezzo attraverso la volatilità è soggetta ad alcune obiezioni, legate soprattutto alle ipotesi semplicistiche del modello che vi sta dietro. In un post successivo analizzerò altre misure proposte al posto della volatilità, ma per il momento possiamo considerare la volatilità una buona approssimazione del rischio di prezzo.
Vi sono in finanza altri tipi di rischio, ma che sono tuttavia meno importanti. Uno di questi è il rischio legato al settore in cui opera una determinata impresa. Pensate per un attimo di essere catapultati nei primi anni del 1900. Quali sarebbero le industrie su cui scommettere per il futuro? Le ferrovie e il trasporto fluviale. Molte aziende ferroviarie sono in seguito fallite, e il trasporto fluviale è praticamente scomparso. E' ovvio quindi che investire in determinati settori ci espone al rischio di fallimento di quel settore nel suo complesso, in ottica di lungo termine. E' un rischio cui si può facilmente porre rimedio attraverso la diversificazione, l'alleato migliore per l'investitore. Ci tornerò.
Altri rischi specifici possono essere il rischio di liquidità, rischio valutario, rischio paese, e così via. Tuttavia tutti questi rischi sono marginali rispetto alla vera bestia nera per l'investitore: il rischio inflazione.
Si tratta di un rischio così importante e così devastante che merita un proprio post. Alla prossima puntata, dunque.
Nel post del 28 di maggio ho fatto riferimento al binomio rischio e rendimento. Ma se capire cos'è il rendimento è abbastanza intuitivo per tutti noi, capire esattamente cos'è il rischio non è altrettanto semplice e immediato.
Nella foto che vediamo è abbastanza semplice capire quale sia il rischio per il bambino. Se l'onda supera gli scogli il bambino si bagna. Se l'onda dovesse essere molto alta il bambino rischierebbe di essere travolto e cadere a terra.
Nel mondo dei mercati finanziari i rischi sono molti di più e molto più subdoli.
Il rischio con cui molti Italiani hanno ormai familiarità è quello di credito, ovvero la possibilità che l'obbligazione che deteniamo non venga onorata dalla controparte.
Il caso Parmalat, il caso Lehman, il caso Argentina e anche l'evoluzione dello spread Btp-Bund ci mostrano cosa succede quando il rischio di credito sale (vedi aumento dello spread) e quando il rischio di credito si concretizza.
Bisogna quindi ricordarsi sempre che non è sempre oro quel che luccica. Chiediamoci sempre se dietro a un rendimento più alto di un bond non ci sia qualche "sorpresa" in agguato.
Un altro aspetto del rischio legato agli strumenti finanziari è il rischio di prezzo, ovvero che qualcosa da noi acquistato subisca una variazione di valore. Tale rischio è solitamente misurato dalla volatilità. Più uno strumento finanziario è volatile e più sarà rischioso per noi detenerlo qualora un imprevisto ci forzi a smobilizzarlo prima del previsto. Teoricamente se avete pianificato bene la vostra gestione del portafoglio ciò non dovrebbe accadere, ma sappiamo che la vita a volte gioca brutti scherzi. La volatilità di uno strumento finanziario ci dice quanto sono ampie le variazioni che quello strumento può avere dalla media dei suoi rendimenti.
Una delle classi di strumenti finanziari (asset class) più volatile è quella delle materie prime (commodities) che spesso nello spazio di pochi mesi può fare balzi (in entrambe le direzioni) notevoli, seguita a poche incollature dalle azioni.
Ma anche i bond possono essere molto volatili: più un'obbligazione è lunga (e in finanza la lunghezza non si misura con la sua scadenza, ma con la sua duration) e più sarà soggetta a variazioni di prezzo, e quindi più sarà volatile.
Come si può vedere dall'andamento delle performance del fondo relativo ai bond governativi tra i 15 e i 30 anni di iShares se la durata del bond è elevata (e al momento in cui scrivo è di circa 14 anni) i movimenti possono essere anche violenti e repentini: osserviamo il grafico estrapolato.
E' vero che l'indice (linea blu) dal 2006 ha reso circa il 30% complessivo, ma se facciamo più attenzione noteremo alcuni momenti rilevanti. A metà tra i primi due periodi del grafico (direi a maggio 2007, ad occhio) l'indice era diminuito del 10%. Una simile diminuzione si può evidenziare anche tra i picchi e i minimi tra i due periodi del 7 maggio 2010 e del 7 marzo 2011. Quello che sembra un investimento sicuro sulla carta (titoli di stato principalmente tedeschi, francesi e italiani) ha in realtà movimenti piuttosto "ballerini". Vedremo più avanti il motivo, ma quello che in questa fase è importante capire è che qualsiasi investimento può essere rischioso. E' bene quindi sapere quali sono i rischi che ci attendono e capire se e in quale misura siamo disposti ad affrontarli.
In realtà la misura del rischio prezzo attraverso la volatilità è soggetta ad alcune obiezioni, legate soprattutto alle ipotesi semplicistiche del modello che vi sta dietro. In un post successivo analizzerò altre misure proposte al posto della volatilità, ma per il momento possiamo considerare la volatilità una buona approssimazione del rischio di prezzo.
Vi sono in finanza altri tipi di rischio, ma che sono tuttavia meno importanti. Uno di questi è il rischio legato al settore in cui opera una determinata impresa. Pensate per un attimo di essere catapultati nei primi anni del 1900. Quali sarebbero le industrie su cui scommettere per il futuro? Le ferrovie e il trasporto fluviale. Molte aziende ferroviarie sono in seguito fallite, e il trasporto fluviale è praticamente scomparso. E' ovvio quindi che investire in determinati settori ci espone al rischio di fallimento di quel settore nel suo complesso, in ottica di lungo termine. E' un rischio cui si può facilmente porre rimedio attraverso la diversificazione, l'alleato migliore per l'investitore. Ci tornerò.
Altri rischi specifici possono essere il rischio di liquidità, rischio valutario, rischio paese, e così via. Tuttavia tutti questi rischi sono marginali rispetto alla vera bestia nera per l'investitore: il rischio inflazione.
Si tratta di un rischio così importante e così devastante che merita un proprio post. Alla prossima puntata, dunque.