sabato 19 gennaio 2013

Le obbligazioni variabili indicizzate all'inflazione

Altre tipologie di buoni indicizzati all'inflazione

Abbiamo visto come proteggersi dall'inflazione utilizzando i btp-€i e gli altri titoli di Stato indicizzati con un meccanismo simile.
Non si tratta, tuttavia, dell'unica tipologia di obbligazioni indicizzate esistente.

Emittenti privati (e Sovranazionali, come la BEI) adottano spesso un diverso tipo di indicizzazione, che prevede il pagamento della rivalutazione attraverso le cedole.

Il funzionamento è quindi molto meno complesso rispetto a quanto visto nel caso dei BTPi. Supponiamo, ad esempio, che il titolo indicizzato paghi una cedola variabile di 2 punti reali più la variazione dell'indice CPTFEMU (quello tipicamente utilizzato per questi prodotti, che rappresenta l'inflazione europea senza la componente tabacchi) e che tale variazione sia pari, nel periodo al 3%.
L'obbligazione ci "proteggerà" dall'inflazione pagandoci una cedola del 2%+3%=5% lordo.

I lettori più attenti, avranno già individuato un limite rispetto al metodo di indicizzazione scelto per i Titoli di Stato: questo tipo di obbligazioni non protegge tanto bene quanto i btp-i l'investimento.

Supponiamo di avere inflazione costante al 2% annuo per 10 anni. Confrontiamo un btp indicizzato e un'obbligazione variabile indicizzata all'inflazione, entrambi con cedola reale pari all'1%.

Questo lo sviluppo del BTPi, senza reinvestimento delle cedole.

Anno Coefficiente Indicizzazione Inflazione Cedola
1 100,00 2,00% 1,00
2 102,00 2,00% 1,02
3 104,04 2,00% 1,04
4 106,12 2,00% 1,06
5 108,24 2,00% 1,08
6 110,41 2,00% 1,10
7 112,62 2,00% 1,13
8 114,87 2,00% 1,15
9 117,17 2,00% 1,17
10 119,51 2,00% 1,20





Totale Cedole 10,95

Valore Rimborso 119,51





Totale ottenuto 130,46

Vediamo invece lo sviluppo dell'obbligazione indicizzata senza reinvestimento delle cedole


Anno Valore nominale Inflazione Cedola
1 100,00 2,00% 3,00
2 100,00 2,00% 3,00
3 100,00 2,00% 3,00
4 100,00 2,00% 3,00
5 100,00 2,00% 3,00
6 100,00 2,00% 3,00
7 100,00 2,00% 3,00
8 100,00 2,00% 3,00
9 100,00 2,00% 3,00
10 100,00 2,00% 3,00





Totale Cedole 30,00

Valore Rimborso 100,00





Totale ottenuto 130,00

La differenza, in questo esempio, è minima: solo lo 0,46 del valore nominale investito. Ma cosa succederebbe variando l'inflazione? Con inflazione al 5% annuo la differenza sarebbe già nell'ordine di 7,71 punti. Con inflazione al 10% annuo di 41,73.

Il gap, nei vari esempi, è legato al mancato reinvestimento delle cedole dell'obbligazione variabile. E' facile notare come per inflazioni elevate il btp-i incorpori le variazioni nel suo coefficiente di indicizzazione, proteggendo quindi il capitale senza bisogno di alcun reinvestimento.

L'obbligazione indicizzata tramite la cedola, invece, "costringe" l'investitore a proteggere il capitale reinvestendo le cedole: e questo può creare problemi.

Da un lato è possibile che il mercato non offra, al momento, rendimenti sufficientemente elevati da coprire l'inflazione (è il caso attuale, con le curve dei rendimenti che mostrano i decennali più sicuri sotto il 2%), dall'altro (a seconda dell'entità del capitale investito) è possibile che la cedola ottenuta non sia sufficiente a raggiungere il taglio minimo per una nuova obbligazione, costringendo a rimanere liquidi o con investimenti di tipo monetario (che potrebbero anch'essi avere rendimenti inferiori all'inflazione).

Per questo, in ottica di protezione del proprio capitale dall'inflazione, penso che sia meglio utilizzare uno strumento che esponga il meno possibile a questo problema e che, idealmente, non paghi alcuna cedola eliminando anche il problema residuale nel btp-i di reinvestimento dei flussi cedolari. Ma esiste un tale strumento?

Sì, si tratta del buono postale indicizzato all'inflazione. Lo vedremo nel prossimo post della serie.

Tassazione

 La tassazione di queste obbligazioni è analoga a quella dei titoli visti nel post precedente, quello su proteggersi dall'inflazione utilizzando i btp-€i e gli altri titoli di Stato indicizzati.

Questo tipo di obbligazioni sono quotate a corso secco.
Fino a che la cedola non è nota rimane possibile compensarla con eventuali minusvalenze attraverso la vendita dell'obbligazione.

In questo caso però il beneficio sarà minore del caso del BTPi, in quanto la parte "incerta" è molto minore che nell'altro caso.

Inoltre va ricordato che, nel caso in cui l'obbligazione sia corporate, la tassazione non è al 12,5% ma al 20%.


Riassunto finale

Pro
  • Struttura più semplice da comprendere rispetto ai BTPi
  • Maggior scelta di emittenti
Contro
  •  Comportano la necessità di reinvestimento delle cedole per proteggere pienamente dall'inflazione
  • Meno efficienti dal punto di vista fiscale.

 

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