Guida all'investimento: Prima parte - Quando investire e come definire gli obiettivi.

Prima puntata della guida per capire quando investire, dove investire e su cosa investire.

Guida all'investimento: La Diversificazione

In questo post analizziamo l'importanza della diversificazione per il nostro portafoglio.

Guida all'investimento: Quarta Parte - Quali strumenti utilizzare per l'Azionario?

In questo post cerchiamo di capire come orientarci tra i vari strumenti disponibili

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sabato 26 gennaio 2013

I buoni fruttiferi postali indicizzati all'inflazione

Sapete che solitamente mi piace dilungarmi abbastanza nei miei articoli su un particolare strumento.
In questo post voglio parlarvi dei buoni fruttiferi postali. Tuttavia, a differenza di molti altri argomenti, si possono trovare in internet ottime guide già fatte.

Per stavolta quindi mi limiterò a lasciarvi qualche link e a poche righe di commento.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo con ordine.

I Buoni Fruttiferi Postali Indicizzati all'Inflazione.

La prima domanda che viene in mente al profano è: di che cosa si tratta? Che caratteristiche hanno? Non sono una ciofeca come le cose che solitamente vendono alle Poste? (ok, forse la terza non vi è venuta subito, ma se ci pensate bene vi verrà :P)

La mia risposta è che questi buoni sono strumenti semplici, poco costosi e facili da gestire.
Si tratta di strumenti che permettono di coprire con certezza l'inflazione italiana (fino a livelli altissimi, per alcune emissioni persino infiniti) e che non creano problemi di reinvestimento, in quanto capitalizzano gli interessi (sono zero-coupon)  

Tuttavia, in un post di PinkPanther su investireoggi, ormai di qualche anno fa, ma ancora attuale questa risposta viene articolata molto più in profondità.

http://www.investireoggi.it/forum/buoni-fruttiferi-postali-indicizzati-allinflazione-italiana-vt37793.html#post743005

In particolare,in questo post troviamo scritto:
I BFPi durano 10 anni e hanno tra i loro pregi i seguenti punti:
1) un rendimento REALE crescente nel tempo.
2) azzeramento rischio tassi: il titolo non è scambiato in borsa, quota sempre "alla pari" e lo si può disinvestire quando si vuole, addirittura incassando interessi REALI dopo i primi 18mesi.
3) protezione del capitale dall'inflazione (a partire dal 18° mese di giacenza viene corrisposto un interesse REALE, ossia sempre superiore all'inflazione).
4) garanzia dello Stato Italiano (Cassa Depositi e Prestiti).
5) custodia titoli postale totalmente gratuita (se contiene solo buoni fruttiferi), ivi incluso l'invio dell'estratto conto annuale.
6) sottoscrivibili in tutta Italia in un qualsiasi ufficio postale, a tagli multipli di 250 EUR (quindi adatti anche a chi può o vuole investire solo piccole cifre).
7) non creano il problema di come re-investire le cedole in quanto sono zero-coupon (o "total return", come a me piace dire per analogia con alcuni indici azionari).
8) sono esentasse in caso di successione ereditaria.

E' ancora tutto vero, ma vi segnalo un aspetto non menzionato, nella guida, in quanto un po' datata. Dopo l'ultima finanziaria i buoni fruttiferi postali sono soggetti al bollo. Il bollo si applica sul valore nominale del buono ed è pari allo 0,15% dal 2013. Buoni per un controvalore inferiore a 5 mila euro non vedono l'applicazione del bollo.

Un altro post fondamentale dello stesso autore sono le FAQ sullo strumento.
39 risposte alle domande più comuni che vi aiuteranno a togliervi qualsiasi dubbio in merito.

Si va dalle risposte sulle caratteristiche dello strumento (modalità di calcolo degli interessi, tagli minimi, eccetera) a consigli di gestione del vostro investimento (timing per non perdere giorni di valuta, opportunità di "cambi" tra serie differenti)... Davvero un ottimo lavoro.

Per chi non avesse dimestichezza con lo strumento, ogni mese viene rilasciata dalla Cassa Depositi e Prestiti una nuova "serie" di buoni postali. Di conseguenza ogni tipologia di buono viene identificata attraverso una lettera (J, per quelli indicizzati all'inflazione) e da un numero. Tra le serie i tassi reali offerti variano secondo le previsioni e le necessità della Cassa.
Per questo a volte può convenire fare un cambio in corsa e passare da serie meno remunerative a serie più remunerative.

Anche in questo caso vi viene in aiuto il lavoro di PinkPanther, che ha predisposto un foglio di calcolo per il confronto.

Sempre nell'ambito dei fogli di calcolo utili, trovate un foglio che viene pubblicato mensilmente sul sito di Beppe Scienza (autore del libro "Il risparmio tradito" e noto matematico) con il calcolo dell'inflazione di pareggio tra buoni ordinari e indicizzati. (a cura di Bruno Monastero)

Di cosa si tratta? Si tratta dell'inflazione al di sotto della quale conviene il buono ordinario e al di sopra della quale conviene il buono indicizzato all'inflazione. Anche questo è un "metro" per valutare la convenienza relativa dei due tipi di buoni.

Per la serie del mese di Gennaio 2013, l'inflazione di break-even è pari allo 0,8% circa. Inflazione che non si è mai vista... è facile concludere quindi come sia più convienente l'opzione degli indicizzati, anche per chi non avesse interesse a proteggersi dall'inflazione, ma solamente a ottenere rendimenti decenti.

Sempre nello stesso file ci viene mostrata l'inflazione oltre alla quale i buoni smettono di salvaguardare il potere d'acquisto. Nel caso della serie più recente i buoni indicizzati all'inflazione non salvaguardano il potere d'acquisto oltre il 24%. E speriamo di non vedere mai una simile inflazione.

Infine, su questo blog pubblicherò dei confronti tra i rendimenti reali dei bfpi e dei btp per vari orizzonti temporali. Cliccando sul link potrete trovare quello più recente.

Conclusioni.

Pro
  • Zero costi
  • Taglio minimo ridotto
  • Copertura elevata dall'inflazione
  • nessun reinvestimento delle cedole necessario (vi ricordate che la necessità di reinvestimento delle cedole può diminuire la protezione dall'inflazione? ripassate il post sulle obbligazioni variabili indicizzate all'inflazione in caso contrario)
  • Nessun rischio di fluttuazione di prezzo e quindi possibilità di disinvestire in qualsiasi momento senza perdite.
  • Protezione dall'inflazione italiana e non europea (copertura più specifica rispetto ai bti-€i e analoga a quella dei BTP Italia)
 Contro
  • Rendimenti solitamente inferiori ai BTP-i



sabato 19 gennaio 2013

Le obbligazioni variabili indicizzate all'inflazione

Altre tipologie di buoni indicizzati all'inflazione

Abbiamo visto come proteggersi dall'inflazione utilizzando i btp-€i e gli altri titoli di Stato indicizzati con un meccanismo simile.
Non si tratta, tuttavia, dell'unica tipologia di obbligazioni indicizzate esistente.

Emittenti privati (e Sovranazionali, come la BEI) adottano spesso un diverso tipo di indicizzazione, che prevede il pagamento della rivalutazione attraverso le cedole.

Il funzionamento è quindi molto meno complesso rispetto a quanto visto nel caso dei BTPi. Supponiamo, ad esempio, che il titolo indicizzato paghi una cedola variabile di 2 punti reali più la variazione dell'indice CPTFEMU (quello tipicamente utilizzato per questi prodotti, che rappresenta l'inflazione europea senza la componente tabacchi) e che tale variazione sia pari, nel periodo al 3%.
L'obbligazione ci "proteggerà" dall'inflazione pagandoci una cedola del 2%+3%=5% lordo.

I lettori più attenti, avranno già individuato un limite rispetto al metodo di indicizzazione scelto per i Titoli di Stato: questo tipo di obbligazioni non protegge tanto bene quanto i btp-i l'investimento.

Supponiamo di avere inflazione costante al 2% annuo per 10 anni. Confrontiamo un btp indicizzato e un'obbligazione variabile indicizzata all'inflazione, entrambi con cedola reale pari all'1%.

Questo lo sviluppo del BTPi, senza reinvestimento delle cedole.

Anno Coefficiente Indicizzazione Inflazione Cedola
1 100,00 2,00% 1,00
2 102,00 2,00% 1,02
3 104,04 2,00% 1,04
4 106,12 2,00% 1,06
5 108,24 2,00% 1,08
6 110,41 2,00% 1,10
7 112,62 2,00% 1,13
8 114,87 2,00% 1,15
9 117,17 2,00% 1,17
10 119,51 2,00% 1,20





Totale Cedole 10,95

Valore Rimborso 119,51





Totale ottenuto 130,46

Vediamo invece lo sviluppo dell'obbligazione indicizzata senza reinvestimento delle cedole


Anno Valore nominale Inflazione Cedola
1 100,00 2,00% 3,00
2 100,00 2,00% 3,00
3 100,00 2,00% 3,00
4 100,00 2,00% 3,00
5 100,00 2,00% 3,00
6 100,00 2,00% 3,00
7 100,00 2,00% 3,00
8 100,00 2,00% 3,00
9 100,00 2,00% 3,00
10 100,00 2,00% 3,00





Totale Cedole 30,00

Valore Rimborso 100,00





Totale ottenuto 130,00

La differenza, in questo esempio, è minima: solo lo 0,46 del valore nominale investito. Ma cosa succederebbe variando l'inflazione? Con inflazione al 5% annuo la differenza sarebbe già nell'ordine di 7,71 punti. Con inflazione al 10% annuo di 41,73.

Il gap, nei vari esempi, è legato al mancato reinvestimento delle cedole dell'obbligazione variabile. E' facile notare come per inflazioni elevate il btp-i incorpori le variazioni nel suo coefficiente di indicizzazione, proteggendo quindi il capitale senza bisogno di alcun reinvestimento.

L'obbligazione indicizzata tramite la cedola, invece, "costringe" l'investitore a proteggere il capitale reinvestendo le cedole: e questo può creare problemi.

Da un lato è possibile che il mercato non offra, al momento, rendimenti sufficientemente elevati da coprire l'inflazione (è il caso attuale, con le curve dei rendimenti che mostrano i decennali più sicuri sotto il 2%), dall'altro (a seconda dell'entità del capitale investito) è possibile che la cedola ottenuta non sia sufficiente a raggiungere il taglio minimo per una nuova obbligazione, costringendo a rimanere liquidi o con investimenti di tipo monetario (che potrebbero anch'essi avere rendimenti inferiori all'inflazione).

Per questo, in ottica di protezione del proprio capitale dall'inflazione, penso che sia meglio utilizzare uno strumento che esponga il meno possibile a questo problema e che, idealmente, non paghi alcuna cedola eliminando anche il problema residuale nel btp-i di reinvestimento dei flussi cedolari. Ma esiste un tale strumento?

Sì, si tratta del buono postale indicizzato all'inflazione. Lo vedremo nel prossimo post della serie.

Tassazione

 La tassazione di queste obbligazioni è analoga a quella dei titoli visti nel post precedente, quello su proteggersi dall'inflazione utilizzando i btp-€i e gli altri titoli di Stato indicizzati.

Questo tipo di obbligazioni sono quotate a corso secco.
Fino a che la cedola non è nota rimane possibile compensarla con eventuali minusvalenze attraverso la vendita dell'obbligazione.

In questo caso però il beneficio sarà minore del caso del BTPi, in quanto la parte "incerta" è molto minore che nell'altro caso.

Inoltre va ricordato che, nel caso in cui l'obbligazione sia corporate, la tassazione non è al 12,5% ma al 20%.


Riassunto finale

Pro
  • Struttura più semplice da comprendere rispetto ai BTPi
  • Maggior scelta di emittenti
Contro
  •  Comportano la necessità di reinvestimento delle cedole per proteggere pienamente dall'inflazione
  • Meno efficienti dal punto di vista fiscale.

 

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