Quando mi sono messo a leggere il bollettino (su gentile segnalazione del nostro lettore Killerinpensione) la cosa che mi ha colpito di più è stata la ripartizione di questa ricchezza:
Il grafico che vi ho riportato riporta esclusivamente gli asset finanziari. Non vi sono incluse le abitazioni (che rappresentano la parte maggiore della ricchezza).
A voi sembra una ripartizione folle? A me sì.
Colpisce molto come l'investimento principale degli italiani sia il cash... sia sotto forma di denaro contante che di depositi bancari. Nella colonna che vedete ho aggregato sia il denaro in forma contante, sia i depositi bancari e il risparmio postale.
Quasi 1200 miliardi di euro sono detenuti dagli Italiani in forma liquida. Sospetto che buona parte di questi sia in conti deposito che per molti Italiani sono diventati uno dei mezzi principali di risparmio, mentre un'altra buona fetta è probabilmente su conti bancari normali che non rendono nulla.
Considerando che da una breve ricerca via internet il conto deposito più remunerativo rende il 3,5% lordo capiamo subito come ad oggi una grossa fetta degli investimenti delle famiglie sia investita in strumenti con rendimento basso.
Un'altra grossa fetta di capitale è investita in quote societarie.. si tratta delle imprese non quotate, dalla Ferrero al fornaio sotto casa... qui non c'è molto da commentare, è un bene che questi 750 miliardi e rotti siano qui.
Altri 700 miliardi sono invece investiti in obbligazioni e prestiti sociali, di cui circa 180 miliardi in BTP e affini e ben 370 miliardi in obbligazioni bancarie detenute direttamente.
Temo che la gran parte degli investitori non abbia diversificato né gli emittenti, né le scadenze, finendo "preda" di consigli allo sportello.
Non è mia intenzione mettere in dubbio la solidità di questa o quella banca, intendiamoci. Quello che vorrei far passare è il semplice concetto della diversificazione: un qualsiasi titolo emesso da un'azienda privata non è sicuro quanto l'analogo titolo di Stato (ed è uno dei motivi per cui in condizioni normali rendono di più).
Concentrare i propri risparmi su un solo emittente privato, magari lo stesso del conto deposito, è una situazione che crea del rischio non necessario.
Anche la semplice suddivisione del rischio su più emittenti nazionali non è sufficiente, a mio parere, per fornire una diversificazione ottimale: a fronte di una crisi sistemica è difficile credere che (sempre ipoteticamente parlando) Unicredit abbia dei problemi e invece Intesa e Popolare di Milano no, tanto per fare un esempio.
I fondi comuni hanno i loro limiti e bisogna sapere che cosa si sta tenendo in portafoglio, ma la diversificazione degli emittenti che sono in grado di fornire con l'acquisto di una sola quota è uno dei maggiori benefici e meriterebbe di essere tenuto adeguatamente in considerazione!
Questo è specialmente vero nel caso di quei risparmiatori che rinnovano di scadenza in scadenza un portafoglio di obbligazioni bancarie. Se abbiamo in portafoglio 3 obbligazioni della nostra banca per importo analogo, una che scade nel 2017 (e supponiamo di duration 2.5), una che scade nel 2020 (duration 5) e una nel 2023 (duration 7, supponiamo) e ad ogni scadenza ne acquistiamo una che scade 10 anni più in là, non è diverso da detenere un fondo comune visto l'impatto che hanno i movimenti dei tassi di interesse sul loro valore.
Nello specifico sarebbe equivalente a detenere un fondo comune di duration (2.5/3+5/3+7/3)= 4,83, ovvero un fondo su scadenze intermedie.
Vi è tuttavia una maggior sicurezza psicologica data dal sapere di avere un rimborso certo a una determinata scadenza. Lo stesso beneficio si può ottenere suddividendo su due fondi comuni le somme. Se mettessimo 1/3 in un fondo con duration 1 e 2/3 in un fondo con duration di circa 7 otterremmo un portafoglio con una rischiosità complessiva simile a quella delle 3 obbligazioni singole, ma con 1/3 del portafoglio investito in obbligazioni a breve che non dovrebbero subire scivoloni maggiori di 1-2 punti percentuali anche nei casi peggiori.
Il vantaggio sarebbe tuttavia quello di godere di una più ampia diversificazione e quindi di minori rischi in caso di crac di singoli emittenti (Parmalat o Lehman Brothers vi dicono qualcosa?).
Il discorso fatto per i fondi comuni è valido anche per gli ETF.
Importante anche il valore degli asset gestiti dalle compagnie di Assicurazione, circa 700 miliardi, che comprende anche i fondi pensione. In questo caso vale sempre il nostro warning sui costi: fate attenzione ai caricamenti delle polizze.
Se di 100 euro di premio venti se ne vanno in commissioni, capite subito che prima di avere un rendimento positivo il vostro portafoglio assicurativo deve fare un +25% (80+ 80*25%=100). E' uno dei motivi per i quali dovete sempre fare molta attenzione ai costi della vostra polizza vita o del vostro pip!
Arriviamo infine alle note dolenti.. solo 266 i miliardi investiti nei fondi comuni da parte delle famiglie italiane. La cosa si fa ancora più triste nel momento in cui realizziamo che la Banca d'Italia include anche gli ETF nell'aggregato dei fondi comuni (si veda questa pubblicazione).
Considerando che la ricchezza totale delle famiglie è di circa 3600 miliardi di euro, meno del 10% della ricchezza complessiva è investita negli strumenti che possono garantire la miglior diversificazione all'investitore a fronte di costi relativamente contenuti (specialmente nel caso degli ETF).
A nostro parere questa è una vera anomalia. Sarebbe interessante capire le ragioni di questa particolare avversione al risparmio gestito e può essere che una parte sia dovuta anche a cattive esperienze passate. Il problema è che si rischia di rifiutare una intera classe di strumenti solo perchè magari siamo stati male consigliati in passato su alcuni di essi... d'altronde se il medico sbaglia una diagnosi cambiamo medico, non smettiamo certo di prendere medicinali no?
Non si capisce perchè in questo caso non si possa cambiar promotore o consulente finanziario invece che ignorare completamente una classe di prodotti che garantiscono:
Anche con solo 10.000 euro potrete arrivare a detenere quote di 1.000-2.000 imprese diverse e questo ridurrà fortemente il rischio di perdite rilevanti e permanenti (anche se non ridurrà i momentanei scivoloni insiti nell'investimento azionario).
A voi sembra una ripartizione folle? A me sì.
Colpisce molto come l'investimento principale degli italiani sia il cash... sia sotto forma di denaro contante che di depositi bancari. Nella colonna che vedete ho aggregato sia il denaro in forma contante, sia i depositi bancari e il risparmio postale.
Quasi 1200 miliardi di euro sono detenuti dagli Italiani in forma liquida. Sospetto che buona parte di questi sia in conti deposito che per molti Italiani sono diventati uno dei mezzi principali di risparmio, mentre un'altra buona fetta è probabilmente su conti bancari normali che non rendono nulla.
Considerando che da una breve ricerca via internet il conto deposito più remunerativo rende il 3,5% lordo capiamo subito come ad oggi una grossa fetta degli investimenti delle famiglie sia investita in strumenti con rendimento basso.
Un'altra grossa fetta di capitale è investita in quote societarie.. si tratta delle imprese non quotate, dalla Ferrero al fornaio sotto casa... qui non c'è molto da commentare, è un bene che questi 750 miliardi e rotti siano qui.
Altri 700 miliardi sono invece investiti in obbligazioni e prestiti sociali, di cui circa 180 miliardi in BTP e affini e ben 370 miliardi in obbligazioni bancarie detenute direttamente.
Temo che la gran parte degli investitori non abbia diversificato né gli emittenti, né le scadenze, finendo "preda" di consigli allo sportello.
Non è mia intenzione mettere in dubbio la solidità di questa o quella banca, intendiamoci. Quello che vorrei far passare è il semplice concetto della diversificazione: un qualsiasi titolo emesso da un'azienda privata non è sicuro quanto l'analogo titolo di Stato (ed è uno dei motivi per cui in condizioni normali rendono di più).
Concentrare i propri risparmi su un solo emittente privato, magari lo stesso del conto deposito, è una situazione che crea del rischio non necessario.
Anche la semplice suddivisione del rischio su più emittenti nazionali non è sufficiente, a mio parere, per fornire una diversificazione ottimale: a fronte di una crisi sistemica è difficile credere che (sempre ipoteticamente parlando) Unicredit abbia dei problemi e invece Intesa e Popolare di Milano no, tanto per fare un esempio.
I fondi comuni hanno i loro limiti e bisogna sapere che cosa si sta tenendo in portafoglio, ma la diversificazione degli emittenti che sono in grado di fornire con l'acquisto di una sola quota è uno dei maggiori benefici e meriterebbe di essere tenuto adeguatamente in considerazione!
Questo è specialmente vero nel caso di quei risparmiatori che rinnovano di scadenza in scadenza un portafoglio di obbligazioni bancarie. Se abbiamo in portafoglio 3 obbligazioni della nostra banca per importo analogo, una che scade nel 2017 (e supponiamo di duration 2.5), una che scade nel 2020 (duration 5) e una nel 2023 (duration 7, supponiamo) e ad ogni scadenza ne acquistiamo una che scade 10 anni più in là, non è diverso da detenere un fondo comune visto l'impatto che hanno i movimenti dei tassi di interesse sul loro valore.
Nello specifico sarebbe equivalente a detenere un fondo comune di duration (2.5/3+5/3+7/3)= 4,83, ovvero un fondo su scadenze intermedie.
Vi è tuttavia una maggior sicurezza psicologica data dal sapere di avere un rimborso certo a una determinata scadenza. Lo stesso beneficio si può ottenere suddividendo su due fondi comuni le somme. Se mettessimo 1/3 in un fondo con duration 1 e 2/3 in un fondo con duration di circa 7 otterremmo un portafoglio con una rischiosità complessiva simile a quella delle 3 obbligazioni singole, ma con 1/3 del portafoglio investito in obbligazioni a breve che non dovrebbero subire scivoloni maggiori di 1-2 punti percentuali anche nei casi peggiori.
Il vantaggio sarebbe tuttavia quello di godere di una più ampia diversificazione e quindi di minori rischi in caso di crac di singoli emittenti (Parmalat o Lehman Brothers vi dicono qualcosa?).
Il discorso fatto per i fondi comuni è valido anche per gli ETF.
Importante anche il valore degli asset gestiti dalle compagnie di Assicurazione, circa 700 miliardi, che comprende anche i fondi pensione. In questo caso vale sempre il nostro warning sui costi: fate attenzione ai caricamenti delle polizze.
Se di 100 euro di premio venti se ne vanno in commissioni, capite subito che prima di avere un rendimento positivo il vostro portafoglio assicurativo deve fare un +25% (80+ 80*25%=100). E' uno dei motivi per i quali dovete sempre fare molta attenzione ai costi della vostra polizza vita o del vostro pip!
Arriviamo infine alle note dolenti.. solo 266 i miliardi investiti nei fondi comuni da parte delle famiglie italiane. La cosa si fa ancora più triste nel momento in cui realizziamo che la Banca d'Italia include anche gli ETF nell'aggregato dei fondi comuni (si veda questa pubblicazione).
Considerando che la ricchezza totale delle famiglie è di circa 3600 miliardi di euro, meno del 10% della ricchezza complessiva è investita negli strumenti che possono garantire la miglior diversificazione all'investitore a fronte di costi relativamente contenuti (specialmente nel caso degli ETF).
A nostro parere questa è una vera anomalia. Sarebbe interessante capire le ragioni di questa particolare avversione al risparmio gestito e può essere che una parte sia dovuta anche a cattive esperienze passate. Il problema è che si rischia di rifiutare una intera classe di strumenti solo perchè magari siamo stati male consigliati in passato su alcuni di essi... d'altronde se il medico sbaglia una diagnosi cambiamo medico, non smettiamo certo di prendere medicinali no?
Non si capisce perchè in questo caso non si possa cambiar promotore o consulente finanziario invece che ignorare completamente una classe di prodotti che garantiscono:
- Accesso facile e immediato a tutti i mercati mondiali
- Accesso facile e immediato a tutte le asset class esistenti.
- Grande diversificazione degli emittenti (e quindi ridotto rischio di perdita di capitale per fallimenti)
Pensateci, e magari cercate di rivedere un po' la vostra allocazione se, come per molte famiglie, solo il 10% dei vostri risparmi è investito in questi strumenti.
Arriviamo infine alle azioni: solo 70 miliardi circa detenuti in questo strumento.
Valgono anche qua le considerazioni già viste per le obbligazioni bancarie: a meno che non vi riteniate il nuovo Buffet, il nuovo Peter Lynch o il nuovo Graham, fatevi una cortesia investendo in azioni attraverso i fondi comuni o gli etf.
Anche con solo 10.000 euro potrete arrivare a detenere quote di 1.000-2.000 imprese diverse e questo ridurrà fortemente il rischio di perdite rilevanti e permanenti (anche se non ridurrà i momentanei scivoloni insiti nell'investimento azionario).
Vorrei chiudere invece con un grafico sull'asset allocation delle famiglie italiane.
I dati per la ripartizione di polizze e fondi comuni sono stati presi da questa analisi della banca d'Italia e mostrano come in media il 76% delle somme nei fondi comuni siano investite in strumenti obbligazionari, così come il 67% di quanto investito nelle polizze.
L'allocazione è notevolmente conservativa. Nel nostro post sul perchè investire in azioni abbiamo cercato di spiegarvi i benefici di questa tipologia di investimenti.
Non posso che rimandarvi alla lettura di quell'articolo oppure della parte della guida all'investimento che riguarda la selezione della quota azionaria ottimale.
Buona lettura.
Posso condividere le intenzioni dell'articolo, non il senso generale.
RispondiEliminaNon si può dire "...Non si capisce perchè in questo caso non si possa cambiar promotore o consulente finanziario..."
Si capisce eccome. Sembrano tutti uguali. E' una generalizzazione? Sì, è vero. Questo però non è un processo penale in cui si è innocenti fino a prova contraria. E' come uscire da soli di notte in un quartiere molto pericoloso. O non si esce o si esce stando ben in guardia ad ogni angolo, diffidenti verso tutti, anche se la maggior parte degli abitanti del quartiere sono persone innocue. Il paragone è anche troppo generoso perchè non penso affatto che la maggior parte di consulenti che si trovano nelle banche o in posta siano innocui.
Non uscire in un quartiere pericoloso-Il risparmiatore farebbe bene ad usare solo strumenti che comprende. Conti deposito e risparmio postale della cdp sono ottimi in questo senso. Facili da imparare. Rendimento basso? Diciamo di sì anche se usandoli con perizia si possono ottenere rendimenti decenti. Si possono ottenere rendimenti migliori? Sicuramente sì. Se pensate che sarà il promotore che incontrerete a farveli ottenere con continuità e spensieratezza siete inclini all'ottimismo.
Uscire in guardia e diffidenti- Se si decide di rivolgersi ad un consulente e vi dice buongiorno controllate l'ora perchè la notte potrebbe essere appena iniziata. Mai firmare un foglio in bianco. Mai firmare una cosa che non si capisce. Sempre chiedere tutto. Preparatevi a sbattere i pugni sul tavolo. Preparatevi a combattere. Non si capisce perchè uno debba, che so, manifestare o anche solo lamentarsi per uno stipendio basso e poi affidare tutti i propri risparmi al venditore di turno con irrisoria facilità.
Non posso che augurarmi che più persone possibili, a cominciare da me, acquisiscano consapevolezza e competenza finanziaria e imparino ad usare etf, fondi etc.
Stando le cose come stanno, il risparmio gestito ha fin troppo successo.
Dei medici parliamo un'altra volta...
Ciao,
Eliminaci sono un paio di punti che, a mio parere, meritano un chiarimento.
Il primo è questo: un mancato rendimento è comunque un danno. Concentrarsi solo su alcune tipologie "semplici" di investimento crea un mancato rendimento che alla lunga riduce le nostre possibilità di soddisfare dei nostri bisogni o magari di contribuire a soddisfare quelli di persone a noi care.
Un conto deposito potrà anche garantire magari un rendimento in linea o poco sopra all'inflazione e ciò può essere sufficiente a mantenere il proprio stile di vita.
Tuttavia, investire in maniera proficua su altre asset class ci permette di poter incrementare il nostro valore di portafoglio e questo ci può portare ad avere maggiore sicurezza in futuro o a toglierci qualche soddisfazione di tanto in tanto.. quindi i rendimenti, per quanto non debbano essere un'ossessione, non vanno comunque trascurati.
Il secondo punto riguarda il discorso del promotore/consulente.
Sono d'accordo con te sul fatto che il tema non sia semplice e non si possa prescindere dalla comprensione degli strumenti.
Ma una volta che hai compreso cosa siano le obbligazioni e come ci si investe, perché dovresti rinunciare alle possibilità di diversificazione che ti può offrire un fondo o un etf?
In lingua italiana manca un buon libretto con qualche consiglio su come valutare per bene il proprio promotore o consulente o, se esistono, non ne sono ancora a conoscenza.
Tuttavia un investitore che non avesse voglia di gestire in fai da te potrebbe impiegare un po' di tempo nell'educarsi e imparare a valutare correttamente il professionista che ha davanti.
Forse non tutti possono fare questo passaggio (e qui torniamo al paragone con il medico.. non tutti sono in grado di capire come sia un medico in maniera oggettiva. O sbaglio?), ma a quel punto l'unica speranza è quella di affidarsi al proprio "giro" di amicizie per raccogliere le opinioni sui potenziali consulenti e fare una chiacchierata su quelli che sembrano i migliori.
Quello che veramente manca probabilmente è una seria educazione finanziaria nelle scuole, che permetta per lo meno di evitare gli errori più comuni che normalmente vengono fatti: ricerca di rendimenti esagerati, scarsa attenzione ai costi.
Ma la soluzione non può essere quella di gettar via il bambino con l'acqua sporca, non credi?
A me erano già chiari i due punti, non so a chi legge. Anzi pensavo di averli tenuti ben presenti nel primo commento.
RispondiEliminaDa quando ho iniziato a gestire da solo i miei soldi, principalmente con il risparmio della cdp, ottengo rendimenti superiori a quelli ottenuti nei lunghi anni della mia vita finanziaria precedente tramite diversi consulenti bancari e con un rischio e uno stress di gran lunga inferiore. Premesso questo sul mio caso specifico, veniamo ai promotori o consulenti, ancor meglio venditori.
Dico che il sistema attuale non garantisce per nulla il risparmiatore (che ha anche le sue colpe) essendo un sistema poco trasparente, tutto a favore delle banche, impegnate non a fare giustamente un profitto ma a spennare i polli da posizione di assoluto vantaggio.
In questo contesto il risparmiatore ha due strade. Investe da solo e in questo caso usando prodotti semplici non rinuncia a nessun rendimento, evita i danni dell'attuale sistema di vendita. Rinuncerebbe ai rendimenti solo se, DOPO aver capito altri strumenti, non li usasse.
Oppure si rivolge comunque ad un venditore. In questo caso dico solo che deve farsi valere.
Facciamo così. Non buttiamo via i venditori con l'acqua sporca. Rivolgiamoci pure loro. Alla prima richiesta di firma di un foglio in bianco, alla prima mancanza di trasparenza, al primo occultamento di un costo, di una commissione lo licenziamo in tronco. Se dice che erano istruzioni del direttore licenziamo pure lui. Se il direttore dice che erano ordini centrali della banca, multiamo la banca.
Sarò lieto di rivolgermi a chi resta.
Quello a cui mi riferivo era proprio questo: tu dici che hai ottenuto buoni rendimenti con il risparmio postale, giusto?
EliminaCome sai anche qui ne parlo e sono convinto che abbia un senso utilizzarlo, se no non ne scriverei.
Però ogni strumento ha il suo scopo: strumenti di tipo azionario sono più adatti a certi scopi e andrebbero usati. Visto che non tutti hanno il tempo o la voglia di capire tutto quanto necessario a farlo in autonomia (anche se si tratta di relativamente poche ore, dopotutto) rinunciare a utilizzare quegli strumenti vuol dire rinunciare a opportunità e rendimenti futuri.
Mi dispiace per chi ha avuto brutte esperienze passate con promotori (che, come ben ricordi, sono in prima battuta venditori) o consulenti indipendenti (anche se questi dovrebbero aver meno conflitti di interesse, sempre generalizzando), ma questo non vuol dire che l'intera categoria sia da buttare.
Personalmente ne conosco un paio che hanno sempre cercato di fare gli interessi dei loro clienti, anche quando questo li ha portati a prendersi delle serie tirate d'orecchi da parte dei capi e, in un caso, anche a cambiar banca.
Per questo dico che è importante capire la persona che si ha davanti prima di fidarsene.
Sono pienamente d'accordo nel pretendere trasparenza sui costi e sulle condizioni e sul non firmare nulla in bianco.
Per molti individuare un professionista di cui fidarsi può essere una delle vie per migliorare la salute del proprio portafoglio.
Se non ci si fida subito si può anche andare per gradi, continuando a gestire gran parte del proprio portafoglio in autonomia e affidandone via via delle quote al professionista.
Chiaramente, se uno ha la passione, la volontà e la pazienza può anche far tutto da sè.
Potrebbe essere interessante approfondire questi argomenti in post futuri, dopotutto!
I due promotori da te citati sono persone che si incontrano la notte camminando in un quartiere pericoloso. Io cammino, me li vedo davanti e so solo che ho paura di beccarmi una coltellata nello stomaco.
RispondiEliminaE' questo che ci divide sul punto. Io vedo un ambiente ostile al risparmiatore e esorto il risparmiatore a difendersi, usando le maniere che sono in grado di usare.
Tu vedi un ambiente tutto sommato normale dove c'è chi si comporta bene e chi si comporta male, come dappertutto, e al risparmiatore basta passare, eventualmente, dall'uno all'altro. O meglio questo è quello che ho capito io del tuo articolo iniziale dove dell'ambiente ostile non c'è traccia.
E' così.
EliminaIn tanti altri post ho parlato di aspetti a cui fare attenzione, in questo post mi interessava di più porre l'accento su altre cose.
Come con tutti i prestatori di servizi puoi sempre trovarti a che fare con persone disoneste o persone oneste.
Chiaro che con servizi importanti e con cui è difficile valutare è tutto più complesso