mercoledì 6 novembre 2013

Proteggersi dall'inflazione: Le altre tipologie di obbligazioni

Siamo arrivati alla quinta puntata della nostra analisi dei vari strumenti esistenti per proteggersi dall'inflazione.

Dopo aver visto i Btpi e gli altri titoli di stato reali, le obbligazioni variabili indicizzate, i buoni postali indicizzati all'inflazione e i BTP Italia è arrivato ora il momento di allargare la nostra analisi a titoli tradizionali non pensati a questo scopo.

Le obbligazioni a tasso fisso

Le obbligazioni a tasso fisso sono uno degli strumenti finanziari più semplici.
Sottoscrivendo una di queste obbligazioni ci garantiremo per la durata restante del prestito una cedola predeterminata una o più volte all'anno.

Supponiamo aver sottoscritto all'emissione una di queste obbligazioni BEI a tasso fisso.
Ci saremmo garantiti dal 2008 fino al 2015 un tasso annuo lordo del 4,25% sul nostro investimento. In questo caso saremmo riusciti a proteggere il nostro portafoglio dall'inflazione anche in assenza di una protezione specifica nei meccanismi del titolo (fino ad oggi).

Ma cosa sarebbe successo se l'inflazione fosse schizzata al 20% nel frattempo? Ci avremmo rimesso...
Non ci vuole un genio per capire questo, mi direte, ma proviamo a spostare il ragionamento sulla durata di queste obbligazioni.

In linea di massima i rendimenti attesi di tutte le obbligazioni paragonabili per scadenza e qualità di credito sono identici. Se non mi credete fate una ricerca su qualsiasi sistema di trading on line e fatemi sapere se trovate scostamenti significativi, vi pago una birra.

Questo cosa significa per noi? Che il rendimento atteso di un'obbligazione a tasso fisso comprata sul mercato contiene al proprio interno quella che è la stima dell'inflazione futura che il mercato ritiene plausibile al momento!
In pratica, se un BTPi ha una componente reale del 2% e un BTP normale di pari scadenza rende il 5% netto il mercato ci dice che si sta attendendo un'inflazione futura del 3%.

Più la durata residua dell'obbligazione si allunga, più sarà difficile per il mercato effettuare una previsione accurata.
Questo significa che in linea di massima non ci dobbiamo attendere rendimenti reali negativi su obbligazioni molto brevi (tranne situazioni specifiche del mercato).

Magari state dubitando e volete vedere qualche numero al riguardo...
Innanzitutto vi consiglio un breve salto sul sito di Fama (recente Nobel) per vedere che ha da dire al riguardo. (se non sapete l'inglese sappiate che dice esattamente le stesse cose che vi ho appena detto)

Per il resto sfrutteremo in parte il lavoro di Mediobanca e di Istat per adattare il ragionamento alla realtà Italiana.

Lo studio di Mediobanca considera un paniere di Titoli di Stato e bond privati a tasso fisso con durata residua superiore ai 2 anni e volumi scambiati annui superiore ai 516 milioni di euro, suddivisi per maturità residua. Esamineremo la fascia tra i 3 e i 5 anni e quella oltre i 7.

Il grafico mostra il confronto tra i rendimenti dei bond nominali a tasso fisso e inflazioni
















Come potete vedere dal 1997 questo tipo di bond è stato in grado di battere l'inflazione. Nel calcolo di Mediobanca non viene considerata la variazione dei prezzi dei titoli.

I titoli superiori a 7 anni mostrano rendimenti maggiori, ma non va dimenticato che quel rendimento ci accompagnerà fino alla scadenza e potrebbe essere soggetto a shock inflazionistici in futuro.

Dal grafico è evidente come i titoli più a breve siano maggiormente correlati con l'inflazione (Rappresentata dal FOI senza tabacchi) mentre come i rendimenti dei titoli più a lungo siano meno correlati con la stessa (come è lecito attendersi).

Le obbligazioni a tasso variabile

Da qualche tempo poi piacciono molto obbligazioni a tasso variabile indicizzate a qualche opportuno target. Le più comuni sono quelle indicizzate all'Euribor, ma ve ne sono di indicizzate ad altri indici, anche azionari.

Ovviamente la capacità di questi titoli di proteggere dall'inflazione dipenderà (supponendo di sottoscriverle all'emissione) dalla correlazione dell'indice sottostante rispetto all'inflazione.

Nel caso dell'Euribor a 6 mesi la correlazione con l'inflazione corrente è bassa (nell'ordine dello 0,27), mentre la correlazione con l'inflazione dei prossimi 12 mesi è praticamente nulla (vicina a 0).

Allego di sotto i due scatter plot costruiti grazie all'ottimo sito di Giorgio Arcidiacono con i dati presi dal data warehouse Eurostat.
Il grafico mostra la scarsa correlazione tra Euribor 6 mesi e inflazione (0,27)
Euribor a 6m vs Inflazione corrente. Sull'asse x i valori dell'Euribor.

Il grafico mostra che tra Euribor a 6 mesi e tasso di inflazione spostato in avanti di 12 mesi non c'è correlazione.
Euribor a 6m vs tasso inflazione yoy con lag di 12 mesi

Conclusione

Per sintetizzare quanto visto sopra si può dire che tra le varie forme di obbligazioni esistenti (ed escludendo quelle specificamente previste per questo scopo) le obbligazioni migliori per proteggersi dall'inflazione sono i titoli a breve a tasso fisso (1-3 anni).

Titoli a tasso fisso a lunga scadenza e titoli legati all'Euribor non sono invece prodotti ottimali in questo senso.

 

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