venerdì 1 giugno 2012

L'illusione monetaria e le facili scorciatoie: ovvero come impoverire gli Italiani senza che se ne accorgano...

Pazza idea di oggi di Silvio Berlusconi (in una foto di Roberto Gimmi): risolviamo i problemi stampando moneta.

Una soluzione che sembra semplice e indolore per tutti... che saranno mai un po' di Euro in più in circolo? Peccato che la teoria economica ci spieghi come all'aumento delle masse monetarie corrisponda l'aumento dell'inflazione.

L'inflazione è qualcosa che un po' tutti gli Italiani conoscono.. ma forse non tutti si sono mai fermati a riflettere su quanto il rischio di fiammate inflattive sia in realtà pericolosissimo per i nostri risparmi.

Facciamo un piccolo gioco "storico", con l'aiuto della rete:
Se cliccate questo link troverete un listino dei prezzi delle auto nel 1959-1960.
Prendiamo un'utilitaria dell'epoca, la Fiat 1100. Questa auto costava 1.050.000 lire e possiamo classificarla in quello che oggi chiameremmo segmento B. In tale segmento, la stessa Fiat propone oggi la Nuova Punto in allestimento base a 11.650 euro, che possiamo convertire in 22.557.545 Lire. In pratica il costo della nostra utilitaria si è moltiplicato di 21 volte circa in 52 anni.

Dal momento che il risparmio serve a consumare in un secondo momento, proviamo un attimo a chiederci cosa sarebbe successo se il nostro nonno avesse messo da parte la stessa somma con l'idea di farci un regalo arrivati ai 18 anni, nel 2012. Il nostro nonno, per riuscire a comprarci l'auto senza spendere una lira di più, avrebbe dovuto ottenere un rendimento sul suo investimento del 6,07% annualizzato!

Questo ci dice, tra l'altro, che qualsiasi investitore che nello stesso periodo non ha ottenuto almeno quel rendimento ha, in realtà, perso soldi in termini reali. E' come se il nonno fosse partito per regalarci la Punto nuova fiammante e si fosse dovuto accontentare della fine serie del momento... non sarebbe un regalo altrettanto apprezzato, probabilmente.

Il grosso rischio che si corre, nel caso si decida di stampare moneta, è proprio questo: un generale impoverimento in termini reali della popolazione. E, per inciso, dato che il grosso del debito pubblico è in termini nominali, un abbattimento "gratuito" del debito pubblico. In pratica è un modo "oscuro" di portare via soldi ai cittadini, che se ne accorgerebbero solo a danni già subiti probabilmente.

Come ci si può difendere dal rischio inflazione dunque? Va ricordato che i Titoli di Stato sono per la maggior parte a rendimenti nominali, e che quindi non offrono alcuna protezione contro eventuali fiammate inflattive. Quelli un po' più grandi ricorderanno con piacere il periodo in cui i BOT avevano rendimenti a doppia cifra.. negli stessi anni l'inflazione viaggiava solitamente più alta del rendimento offerto dai BOT e quindi mentre alle persone che vi investivano sembrava di arricchirsi, in realtà ci si impoveriva in termini reali. Questo fenomeno viene chiamato illusione monetaria.

Ci sono una serie di classi di investimento che, nel tempo, tendono a proteggere il potere di acquisto dall'erosione dell'inflazione: le azioni e le case sono le due principali. Vedremo in altri post come in realtà queste classi di investimento proteggano dall'inflazione solo in maniera imperfetta, in quanto può accadere che per alcuni periodi i rendimenti si discostino significativamente dall'inflazione.

Vi sono poi dei nuovi Titoli di Stato: Btp-i, Oat€i, Bund€i. Sono tutti titoli (rispettivamente Italiani, Francesi e Tedeschi) che garantiscono un rendimento pari all'inflazione rilevata attraverso l'indice dei prezzi al consumo europeo più un ulteriore rendimento reale.
Concettualmente simili sono poi i Buoni Fruttiferi Postali indicizzati all'inflazione che sono, tuttavia, legati all'inflazione italiana. I rendimenti dei buoni sono solitamente più bassi di quelli dei Titoli di Stato, ma presentano il vantaggio di essere sempre rimborsabili al valore nominale maggiorato degli interessi maturati, eliminando quindi il rischio di vendere in momenti sfavorevoli.

Vi sono, infine, bond corporate indicizzati all'inflazione. 

Dal momento che il post sta diventando decisamente troppo lungo mi fermerò qui per ora. Ma un consiglio per tutti noi:
  1. Non cadere nella facile illusione che stampare moneta basti per risolvere tutto
  2. D'ora in poi pensiamo sempre a come stiamo proteggendo il nostro portafoglio da fiammate inflattive. Se non abbiamo nessuna delle classi di investimento menzionate è altamente probabile che in caso di uno shock inflattivo saremo più poveri in futuro.

2 commenti:

  1. Inflazione effettiva e percepita.

    L'inflazione è taroccata, si ripete spesso e volentieri. E quindi, sì, i vari bfpi, btpi (inflazione europea), btp italia sarebbero dei buoni prodotti ma... a cosa servono se l'inflazione è molto più alta di quella rilevata?
    Naturalmente l'inflazione incide su tutti i tipi d'investimento e non certo solo su quelli indicizzati ma veniamo al punto in questione.
    Può essere utile leggere un documento dell'ISAE ( in allegato in fondo al seguente post:
    http://www.finanzaonline.com/forum/obbligazioni-titoli-di-stato/1523985-buoni-fruttiferi-postali-indicizzati-allinflazione-italiana-cap-xi-2.html#post36739581)
    del Giugno 2007.
    Vi si legge che ***...nel periodo 2003-2007, i consumatori italiani hanno percepito un’inflazione media annua pari al 24,6%, con attese che si sono mediamente attestate al 6,2% annuo. ... Secondo le percezioni dei consumatori italiani rilevate dall’ISAE, quindi, i prezzi sono praticamente raddoppiati negli ultimi 4 anni; tale dato è del tutto incoerente sia con le rilevazioni
    ufficiali ISTAT, sia più in generale con i principali dati macroeconomici e con quelli relativi agli strumenti di pagamento finanziari. Da un lato infatti negli ultimi anni i consumi sono comunque cresciuti, ad un ritmo modesto ma incompatibile con la decurtazione dei redditi reali implicita in tassi d’inflazione pari a quelli percepiti#

    #Secondo l’ultima relazione della Banca d’Italia, il reddito lordo disponibile delle famiglie è cresciuto tra il 3,4 e il 2,3% all’anno tra il 2003 e il 2006. Se la percezione d’inflazione fosse corretta, si sarebbe avuto dunque nel periodo considerato un calo di oltre il 20% annuo del reddito disponibile. ***

    Misurare l'inflazione è oggettivamente complicato. Dare retta all'inflazione percepita dai consumatori mi pare però totalmente sbagliato.

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  2. Inflazione personale.

    L'ISTAT rende noti periodicamente i dati sull'inflazione. Serviranno, tra l'altro, a calcolare il rendimento dei
    nostri investimenti indicizzati all'inflazione. Però per calcolarne il rendimento reale dovremmo usare l'inflazione che effettivamente agisce su di noi e che, per svariati motivi, non sarà la stessa rilevata dall'ISTAT.
    Per esempio l'inflazione varierà a seconda di dove risiediamo (nei dati definitivi di agosto 2013 dei prezzi al consumo http://www.istat.it/it/archivio/98601 , testo integrale si vede che a Reggio Calabria il dato è 2,7% mentre ad Aosta lo 0,6%),
    a seconda del nostro reddito ( e infatti l'ISTAT calcola anche l'inflazione sui prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori che può essere più vicino a chi ha un reddito medio basso) e soprattutto a seconda della singola persona.
    Possiamo giocare un po' con questo calcolatore d'inflazione personale http://www.blia.it/utili/inflazione.htm per renderci
    in breve conto che il calcolo dell'inflazione personale è impossibile.
    Il nodo si risolve, a mio avviso, piuttosto semplicemente. Si tiene conto della variazione anno su anno delle spese totali e lo si usa per calcolare il rendimento reale del nostro investimento.

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